L’istinto predatorio del cane: come conviverci
A cura di M. Treves e L. Ruboni, educatrici cinofile
Il cane deriva dal lupo, ma il rapporto simbiotico, la convivenza con l’uomo e la creazione di una sua nicchia ecologica ha fatto si che abbia caratteristiche ben definite e diverse dal suo antenato. Nonostante alcune differenze però il cane ha mantenuto l’istinto predatorio del grande predatore che è il lupo. Dalla letteratura sappiamo che il cane, a differenza del lupo, è un predatore opportunista e la sua capacità di adattarsi e cibarsi di diverse fonti di cibo, animali morti e resti compresi (più simile agli sciacalli o i coyote se vogliamo) gli ha permesso di evolversi con l’uomo.
La predazione è un insieme di comportamenti: individuare – fissare – avvicinarsi – inseguire – mordere – afferrare – uccidere – sezionare. Nel lupo si arriva poi ad avere la consumazione della preda, mentre nel cane (randagi a parte) no.
Questi comportamenti possono variare per quantità, intensità e momento della comparsa durante la crescita di un individuo. Come tutti i comportamenti innati, durante la crescita del cane, anche i comportamenti predatori possono comparire prima rispetto ad altri. Inoltre, alcuni cani mostrano tutta la sequenza di comportamenti mentre altri solo in parte. Principalmente questo è dovuto alla selezione artificiale delle razze.
Cani da caccia da inseguimento per esempio non arrivano ad uccidere la preda, ma vengono allenati per portarla al cacciatore. I cani da caccia dei nocivi (come i Jack Russell e molti terrier) arrivano ad uccidere le prede, in quanto il loro compito era proprio quello di ripulire le zone da animali come i topi che causavano problemi all’uomo portando malattie o distruggendo i raccolti.
Anche i pastori, sia conduttori che i guardiani, fanno il loro lavoro seguendo comportamenti all’interno della sequenza. Infatti, il Border Collie non potrebbe fissare e inseguire le pecore senza il suo istinto predatorio. Il suo lavoro si basa sull’inseguire il bestiame come farebbe con le prede senza però andarle mai a toccare (qua entra in gioco la selezione e il lavoro dell’uomo). Anche il tenero Golden Retriever o il Labrador Retriever quando ci riporta il legnetto ha in mente la caccia! Lui sta semplicemente facendo il suo lavoro da cane da riporto.
Ogni tipologia di caccia è ben definita dal motivo per cui è stata selezionata (inseguire, fermare, uccidere). Come accadeva nell’800 anche oggi si creano nuovi incroci ed il cane è diventata una specie con individui con caratteristiche sempre più definite.
Ma come mai il tenero bassotto sempre sul divano appena vede un gatto parte all’inseguimento? Oppure il maremmano che ha sempre vissuto vicino alle galline nel pollaio uccide un pulcino scappato dal nido? La risposta è molto semplice: la caccia è un istinto innato del cane che viene passato geneticamente da generazioni.
Il cane rimane comunque un predatore, che si tratti del randagio di strada che deve procurarsi cibo o del barboncino che mangia tutti i giorni le sue preziose scatolette. La caccia crea una sensazione di appagamento nel cane andando a soddisfare molti suoi bisogni e creando un forte senso di benessere. Come mai però ci scandalizziamo se il nostro cagnolino uccide una gallina, mentre non ci stupiamo se il nostro gatto ci porta resti di animali? Forse dovremmo capire come convivere al meglio con il nostro cane e come tutelare noi, il cane e la fauna.
Andare a reprime l’istinto o ancora peggio punirlo è totalmente inutile perché si andrà a creare solo problemi e si rovinerà la relazione con il nostro amico. Se scegliamo un cane di razza andiamo ad informarci sulle sue origini, guardiamo che tipo di comportamenti mette in atto e se ha un istinto più o meno accentuato. Nei cani l’istinto si vede già dalla più tenera età: un setter già a pochi mesi metterà in atto comportamenti di ricerca e ferma.
Se invece abbiamo un meticcio possiamo vedere cosa metterà in atto durante la crescita. Ad esempio, attraverso il gioco si può capire quale modalità i cuccioli metteranno in atto per cacciare. Osservando gli adulti e giocando i cuccioli imparano la predazione.
Il modo più corretto è andare a creare delle situazioni in cui il cane sia cucciolo che adulto possano soddisfare i loro bisogni di predazione. Interagendo con il proprio cane e interessandoci a ciò che sta facendo, potremo renderci conto che è corretto diversificare il gioco e non soffermarci solo e sempre sullo stesso, come ad esempio la pallina. Cerchiamo di diversificare i tipi di gioco, interagendo con il cane senza diventare solo un tira palline. Interessiamoci a quello che sta facendo, ad esempio curiosando insieme a lui quando, durante la passeggiata annusa e scava. In questo modo metteremo in atto un momento di condivisione della “caccia” andando a migliorare la relazione con lui e soddisfacendo i suoi bisogni da cacciatore di gruppo.
Ci sono poi delle attività che si possono fare sia a livello sportivo, ma anche ludico che possono far si che il cane rimanga appagato dalle sue necessità. Sport come l’agility o l’obedience vanno a ricreare momenti in cui il cane, insieme al proprietario può divertirsi attraverso attività che soddisfano i suoi bisogni di movimento e concentrazione. Altre attività come il retrieving o la ricerca di persone vanno invece a ricreare situazioni più naturali, ma protette, dove il cane può mettere in atto il suo istinto andando a collaborare con il proprietario usando le proprie capacità. Lavorare sulla relazione è importante in quanto il cane sarà soddisfatto di aver fatto qualcosa di utile con noi e non sentirà il bisogno di trovare altre attività da fare da solo.
Non tutti i cani e non tutte le persone amano però praticare sport o fare attività specifiche. In questo caso sarebbe bene permettere al cane di andare a soddisfare i suoi bisogni e vivere situazioni di sicurezza. Può essere utile fare un piccolo corso di educazione di base e di obbedienza per vedere come possiamo collaborare con il nostro cane ed evitare che crei danni. Inoltre, possiamo lavorare sull’autocontrollo del cane e andare a vedere fin dove è in grado di controllare il proprio istinto. Non andiamo però a stimolare troppo l’istinto e correre rischi: se abbiamo un cane da caccia non abituato a lavorare e collaborare con noi non lo lasciamo libero nei boschi. Mentre se abbiamo un border andiamo a lavorare sui suoi bisogni in modo che non si metta a rincorrere bici e pedoni che corrono. Anche un piccolo maltese avrà bisogno di correre, inseguire una pallina e magari uccidere un piccolo peluches a forma di coniglio.
Come mai alcuni cani, anche da caccia, riescono a convivere con specie diverse, come i gatti mentre altre no? Bisogna vedere come sono stati cresciuti. Se già durante la fase di crescita i due animali convivevano il cane riconosce il gatto come parte della famiglia. Non è sempre detto che però generalizzi: il gatto di casa è una cosa, ma il gatto di strada può rimanere sempre una preda. Quello che spesso fa partire la predazione è il movimento e i gatti randagi spesso corrono via andando a istigare il cane.
Nei cani adulti bisogna vedere quanto forte è l’istinto predatorio. In caso di convivenza è sempre bene tutelare tutti andando a creare spazi divisi per i vari animali dove possano sentirsi al sicuro. In nostra assenza è sempre meglio dividere gli animali, se abbiamo qualche dubbio sull’autocontrollo del nostro cane. Ricordiamoci anche che la nostra presenza può fungere da controllo e appena non ci siamo il cane si senta libero di cacciare. In quel caso è sempre meglio andare a tenere separati gli animali quando siamo via. Anche la presenza di una semplice rete può fungere da inibitore. Ad esempio le galline in un pollaio sono al sicuro, ma appena escono non sempre.
Quando prendiamo un cane ricordiamoci che è un animale predatore e che quindi ha delle caratteristiche e istinti ben precisi e che non possono essere repressi. Cerchiamo di conoscerlo al meglio, lavorare sulla relazione oltre ai suoi bisogni affinché si possano trovare attività che soddisfano entrambi. Non spaventiamoci se il nostro cane mette in atto comportamenti predatori! Non diventerà un serial killer, ma andiamo a mettere tutto in sicurezza e lavoriamo sul suo benessere.
Marta Treves
Lorena Ruboni
Educatrici cinofile